Di Laura D’Angeli
La Giornata Internazionale della Donna, celebrata l’8 marzo di ogni anno, è un’occasione significativa che evidenzia l’importanza della lotta per i diritti delle donne e per la loro emancipazione. Questa ricorrenza che è nata con il movimento femminista si prospetta oggi come momento di riflessione e un’opportunità per rinnovare l’impegno verso la parità di genere e per ribadire l’importanza di eliminare discriminazioni e disparità che ancora persistono nella società. È un momento per promuovere la consapevolezza sulle questioni legate ai diritti delle donne, compresi i temi cruciali come la violenza di genere, l’accesso all’istruzione e al lavoro e la partecipazione politica ed economica.
Negli ultimi decenni, si è assistito a una crescente consapevolezza e azione per affrontare le disuguaglianze di genere. Dalle politiche governative alle iniziative della società civile, si sta conducendo un movimento globale per promuovere la parità di genere in tutti gli ambiti della vita.
Inoltre, la parità di genere non riguarda solo le donne ma coinvolge anche l’impegno degli uomini nella promozione di un ambiente equo. Lavorare insieme per superare gli stereotipi di genere e promuovere modelli positivi di comportamento è fondamentale per creare una società più inclusiva e rispettosa. Oggi è urgente tradurre la teoria in azione, e un ottimo punto di partenza è rappresentato dall’analisi dei dati, per capire a che punto siamo, e dalla focalizzazione su specifici argomenti come l’accesso all’istruzione a tutti i livelli.
Con riferimento all’accesso agli studi universitari il Rapporto 2022 di AlmaLaurea sul profilo dei laureati rivela un panorama significativo riguardante la presenza delle donne nel mondo accademico. Tra i laureati del 2021, la componente femminile risulta maggioritaria, rappresentando il 59,4% del totale. La quota delle donne laureate in corso supera quella degli uomini, attestandosi al 63,0% (rispetto al 57,9% degli uomini). È interessante notare che le donne conseguono anche un voto medio di laurea superiore agli uomini, con una media di 104,2 su 110, contro il 102,4 degli uomini.
Un altro aspetto rilevante è la provenienza delle laureate da contesti familiari meno privilegiati, sia dal punto di vista culturale che socio-economico. Solo il 28,4% delle donne ha almeno un genitore laureato, rispetto al 34,6% degli uomini. Inoltre, le donne sono meno influenzate dal fenomeno dell’ereditarietà del titolo di laurea, specialmente nei settori che portano alla libera professione. Tra i laureati a ciclo unico con almeno un genitore laureato, il 30% delle donne eredita il titolo dei genitori, rispetto al 41% degli uomini. Anche lo status socio-economico rivela disparità di genere significative: il 20,8% delle donne proviene da famiglie di estrazione sociale elevata, contro il 24,5% degli uomini.
Pertanto, nonostante i dati dimostrino che le giovani donne siano più competenti e in grado di emergere da contesti sfavoriti, il vantaggio si perde una volta che queste entrano nel mondo del lavoro. Qui, il genere maschile continua a godere di privilegi sia in termini occupazionali che di retribuzione. Persiste ancora significativa disparità retributiva di genere, con un “gender pay gap” (differenza retributiva tra uomini e donne) che raggiunge circa il 13% per le giovani laureate magistrali rispetto ai corrispondenti di genere maschile.
In conclusione, la parità di genere richiede l’impegno di tutti noi. Ognuno ha un ruolo da svolgere nel promuovere una cultura di rispetto, uguaglianza e inclusione. Solo attraverso sforzi congiunti possiamo realizzare pienamente il potenziale di ogni individuo e costruire un futuro migliore per tutti.