La storia di Maria Grazia Lucano, artigiana della moda
“Ho scoperto un sassolino al seno in una sera d’estate, finita la mia corsa quotidiana ho fatto la doccia e passandomi la crema sul seno ho sentito questo sassetto e immediatamente mi sono tremate le ginocchia, ricordo di aver iniziato a sudare e per calmarmi mi son dovuta sedere. Una volta ripreso il controllo, ho indossato uno dei miei migliori sorrisi e sono andata a cena con mio marito e mia figlia.”
Inizia così la storia di Maria Grazia Lucano, 50 anni, mamma di Carmen, moglie di Paolo, artigiana nel campo della moda. Oggi sopravvissuta all’incubo di un carcinoma maligno infiltrante duttale.
“Quella notte non dormii affatto, guardavo il soffitto palpando quel bozzetto e più lo sentivo, più realizzavo che non si trattava di una cisti al mio seno sempre un po’ fibrocistico.
Da lì a qualche giorno saremmo partiti per le vacanze estive, non dissi nulla a nessuno e durante l’estate spuntò un altro sassolino, poco distante dal primo, mentre quest’ultimo cominciava a vedersi anche ad occhio nudo, e il secondo era più piccolino ma sempre duro e immobile.”
Era l’estate del 2017 Maria Grazia aveva 44 anni, una figlia in procinto di iniziare l’ultimo anno delle medie e una sola certezza: si trattava di cancro, e di lì a poco, tutta la sua vita sarebbe cambiata radicalmente.
“Il mio primo pensiero fu Paolo, mio marito. All’età di 20 anni aveva perso la mamma per cancro al seno e il trauma l’aveva segnato profondamente. Come potevo dirglielo? L’idea di farlo sprofondare di nuovo in quel calvario era insostenibile… E se non ce l’avessi fatta? E fu così che, per vigliaccheria, lasciai passare tutta l’estate e l’autunno senza dire una parola, e con il nuovo anno – precisamente il 26 gennaio 2018 – presi in mani tutto il coraggio che mi restava e andai con mia sorella a fare l’ecografia al seno al Cristo Re dove avevo la mia senologa e la dottoressa Di Corato che solitamente effettuava i controlli. A tutti dissi che si trattava di un controllo per una piccola cisti, nulla di preoccupante. Ma io sapevo già dentro di me di cosa si trattasse.
Erano passati poco meno di due anni dall’ultima ecografia mammaria bilaterale e dopo i 45, Maria Grazia avrebbe iniziato con le mammografie. Ad oggi, fortunatamente, i medici iniziano a consigliare il doppio controllo di eco e mammo molto prima.
La Dottoressa Di Corato inizio l’esame ecografico e mi chiede se avessi avuto febbre. Risposi di no, lei si soffermò sul seno sinistro e sulla cavità ascellare, poi mi fece alzare e rivestire, e tesa in volto mi disse ‘ora facciamo subito una mammo ok? Poi dopodomani ti prenoto una biopsia ed ago aspirato’. Io rimasi muta e annuii appena. Una volta uscita, mia sorella con un sorriso incoraggiante mi disse ‘tutto ok vero non è nulla?’ ma quando spiegai cosa dovevo fare dopo soli due giorni, la vidi sbiancare. ‘Addirittura?’ esclamò, turbata.
Io avevo una strana calma e serenità, ancora adesso non so spiegarne il motivo. Cominciò così il via vai di medici che mi controllavano, parlavano con mia sorella mentre mi rivestivo, e una volta uscita un dottore basso e simpatico mi si avvicinò insieme alla dottoressa, e con aria triste e seria mi confermo l’ipotesi cancro al 99%. ‘ed è più di uno e sospetto che abbia intaccato i linfonodi’. Ebbe così inizio il mio lungo viaggio, la mia personale battaglia contro il maledetto Mister X, come usavo chiamarlo.”
La diagnosi fu carcinoma maligno infiltrante duttale, con 2 gemelli. Quindi più di uno. Erano 3, il principale di 4 cm e gli altri rispettivamente di 2 e 1,5.
“Passai alle cure del Dottor Armando Orlandi, della Fondazione Gemelli. Un ragazzo giovane, che inizialmente suscitò in me scetticismo, ma che era destinato a diventare il mio super eroe. Lo ringrazierò per tutta la vita. Mi ha spinto a non abbattermi, a continuare ad allenarmi, a non pensare a me come una malata, ma solo a una donna che stava vivendo una fase di passaggio della mia vita, un’esperienza che dovevo vivere perché evidentemente in quel momento avevo bisogno di un forte schiaffo in faccia per ricentrarmi e ricominciare a pensare un po’ a me stessa. Mi ha dato forza e carica mi ha seguito in tutto anche con integratori e alimentazione. Il suo grido di battaglia era: ‘io e te lo distruggiamo, tu lotta e seguimi’.
Maria Grazia inizia la chemio il 22 aprile, l’obiettivo era bombardare il cancro con una terapia immediata e potente.
“E così iniziai. Andai al Gemelli, mi fecero l’intervento al braccio destro per creare una tasca dove avrebbero inserito una scatoletta tonda in titanio di un diametro di circa 3cm sottopelle, con il tubicino che dal braccio destro finiva passando sotto le clavicole al seno sinistro. Fatto questo intervento, cominciai la prima infusione di 2 ore o poco più di chemio rossa. Il mio spritz mensile, come la chiamavano le infermiere.
Da lì a poco Maria Grazia inizia a vedere i primi effetti della terapia: perde tutti i suoi splendidi ricci e tutti i peli del corpo comprese ciglia e sopracciglia. “Piansi il pomeriggio quando andai a rasarmi, ma poi pensai che ci stavamo avvicinando all’estate e che sarei stata più fresca. ‘E poi li riavrò, finite le cure’. E fu davvero così: ora i miei ricci son più belli di prima e crescono velocissimi e luminosi”.
Maria Grazia, in che momento della tua vita eri quando hai scoperto di avere un cancro al seno?
“Quando Mister X mi venne a trovare ero in un momento ottimale della mia vita, avevo finalmente trovato un po’ di pace dopo la morte improvvisa di mio papà avvenuta nel 2015. Ero fisicamente in forma ed appagata dal punto di vista familiare, lavorativo e sociale. Fu una doccia freddissima.”
In cosa hai trovato la forza di non lasciarti andare e continuare a lottare?
“I medici che mi hanno presa in cura e che ancora oggi mi seguono in follow up oncologico post-intervento sono stati la mia forza, la mia famiglia adottiva, i miei angeli. Senza il loro conforto, sostegno e incitamento non so se avrei affrontato tutto con la stessa grinta. Non sono stata e non sono tutt’ora arrabbiata perché è è capitato a me… non l’ho vissuta come una mia rinascita, ovviamente, ma il mio cancro mi ha anche aiutata a fermarmi e a ricominciare più forte, sicura e consapevole di prima.”
Guardandoti indietro, quale è stato il momento più difficile e come l’hai superato?
“Il momento in assoluto più difficile è stato all’inizio, quando a 44 anni ti tuffano in menopausa forzata senza passare dal via. Il secondo, è sicuramente quello immediatamente dopo l’intervento chirurgico. Ti guardi allo specchio e non ti riconosci più: per mesi sei gonfia, brutta con un colorito a metà strada tra il verde e il grigio. Io ho fatto una quadrantectomia con asportazione del linfonodo sentinella e 18 linfonodi… Avevo drenaggi ovunque.
Ero completamente limitata nei movimenti perché avendo asportato la sacca linfonodale il braccio aveva subito un handicap motorio importante. Devo dire che alla soglia dei 5 anni, e a 50 anni compiuti, sto superando più o meno bene la menopausa forzata e il deficit al braccio, che sta recuperando molto più velocemente del previsto. Continuo ad essere una sportiva, ovviamente sotto stretto controllo dei miei medici, terapisti e seguita da un Personal Trainer specifico.
Non ho vissuto questa esperienza in maniera drammatica, non mi sono mai chiusa in me stessa, ho sempre fatto vita sociale senza nascondermi e se anche fossi in una situazione ad alto rischio di vita non avrei mai ceduto alla disperazione, non avrei mai pensato di darla vinta a Mister X. Non potevo mollare, per mia figlia che era piccola e per mio marito, visto la sua precedente esperienza con la mamma.
Come ho sempre detto – e il mio oncologo è d’accordo con me – il pensiero positivo è la nostra miglior terapia. Non bisogna mai piangersi addosso, neanche quando il dolore della chemio o dei punti provano a farti crollare. Fai un pensiero positivo e vincerai la battaglia.”
Come è la tua vita oggi da un punto di vista clinico e di controlli?
“Ad oggi sono sotto cura farmacologica domiciliare con Exemestane quotidiano ed Enantone ogni 28 giorni, che dovrò fare per altri 3 anni, poi si vedrà se andare avanti o meno. Faccio controlli serrati ogni 6 mesi, soprattutto perché la radioterapia ad alta frequenza fatta post-intervento quotidianamente, per un mese e mezzo, qualche problemino a cuore e polmone in ricordo me l’ha lasciato.”
Quanto conta la prevenzione?
“Io inizialmente ho nascosto la testa sotto la sabbia, credevo che ignorando il problema avrei protetto le persone che amavo. Invece no, assolutamente no. Con il senno di poi, pensandoci sarei stata io stessa, con il mio comportamento irresponsabile, a rischiare di causare loro un dolore immenso. Prevenire sempre, sempre. Controlli annuali per mammografia e semestrali con eco mammaria bilaterale. Se si prende in tempi, non fa tanti danni e si sopravvive.”
Secondo te c’è abbastanza attenzione e informazione sul tema cancro al seno in Italia o bisognerebbe fare di più per sensibilizzare?
“Oggi c’è molta più attenzione e consapevolezza, me ne accorgo ogni anno quando partecipo alla RACE FOR THE CURE della Komen Italia voluta dal Dottor Masetti del Gemelli. Prima le donne non ne parlavano, quasi fosse una vergogna o una cosa contagiosa. Ora è tutto molto più chiaro ed è più semplice fare prevenzione, anche con iniziative e giornate gratuite.”